Storia

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LA SCUOLA PRIVATA “GESU’ BAMBINO” DI PONTENUOVO – SASSUOLO:
storia, strutture, modalità operative, prassi educativa Tesi di Cavedoni Caterina per il Corso di laurea in scienze della formazione primaria, Indirizzo insegnanti di scuola materna. Relatore Prof. Nicola Barbieri, anno accademico 2011/2012, capitoli 2,3.

Capitolo 2. La scuola dell’infanzia a Sassuolo

2.1. Il contesto sassolese

2.1.1. L’avvento dell’industria ceramica

Alla fine dell’Ottocento la città di Sassuolo si caratterizza per la lavorazione alla tessitura, la produzione di liquori da parte di diverse ditte, una cartiera, alcune industrie meccaniche, alcuni salumifici, e due fabbriche di stoviglie e piastrelle per pavimentazioni e rivestimenti. Come sottolineato da Spreafico e Guaraldi:

“La peculiare collocazione geografica ha reso questo antico centro produttivo, da sempre, il naturale capoluogo commerciale della Valle del Secchia. Luogo d’incontro e di transito di strade sia modenesi che reggiane, provenienti dai monti, dai colli e dalla pianura, ha potuto sviluppare i collegamenti tra Modena, l’Appennino e la Toscana, tra Reggio, Parma e Bologna, oltre che un importante mercato da tempo bisettimanale.”

Oltre alla varietà delle piccole produzioni, l’economia di Sassuolo è legata alla tradizione contadina del lavoro nei campi. Nella prima metà del secolo, l’agricoltura è la principale occupazione e vede impegnate numerose famiglie mentre nel secondo dopoguerra viene sempre più emarginata fino a scomparire. Tutto è da riorganizzare, molte famiglie sono in ristrettezza economica e la prima necessità è legata alla costruzione e sistemazione di abitazioni in prevalenza nella zona del centro storico ma anche al di fuori di esso dove sono presenti coabitazioni in locali insicuri e fatiscenti.
Tra i servizi di cui si ha necessità nel secondo dopoguerra vi è quello relativo alle istituzioni scolastiche. Alcide Vecchi, che è stato prima Consigliere Comunale poi Sindaco di Sassuolo nel periodo di più intenso cambiamento, afferma in una intervista:

“Il problema casa era il primo, il primo di tanti problemi. Servivano scuole, asili nido, materne. Bisognava aiutare questa gente perchè altrimenti andava a lavorare solo il capofamiglia, la moglie doveva rimanere a casa ad accudire i figli: le condizioni di vita di queste famiglie non sarebbero mai migliorate e poi, in questo modo, si combatteva anche l’assenteismo dal lavoro.”

Tra il 1945 e il 1974 la popolazione cittadina triplica, giungendo a sfiorare i 40.000 abitanti e facendo di Sassuolo il centro urbano più importante della provincia di Modena dopo il capoluogo e Carpi.
La causa principale di questo vistoso incremento demografico sta nella realizzazione delle prime industrie ceramiche per la produzione di piastrelle il cui utilizzo è pensato in funzione dell’arredo di bagni e cucine. La fabbricazione delle piastrelle prevede l’impiego di argilla rossa, materia prima di cui si ha grossa disponibilità a Sassuolo e che trasforma il paese rendendolo, in un tempo relativamente breve, una realtà industriale. In questi anni la ricerca e la richiesta di occupazione sembrano andare di pari passo e portano con sé le prime emigrazioni di numerose famiglie dai comuni limitrofi e dalla montagna. Lo sviluppo e il cambiamento a livello economico e sociale della città di Sassuolo sono rapidi e inaspettati; le prime ceramiche nascono vicino al centro abitato e solo dopo alcuni anni ci si rende conto dei rischi che questo comporta: rischi a livello di inquinamento e rumore ma anche di salute dei lavoratori e degli abitanti. La crescita degli stabilimenti e la loro espansione avviene in maniera caotica e il Comune non è in grado di gestirla in modo equilibrato. I cambiamenti che interessano la città portano gradualmente alla crescita di un benessere mai vissuto prima, non solo a livello economico, come scrivono Spreafico e Giraldi:

“La lavorazione della ceramica, praticata da secoli sulle due sponde del fiume Secchia, ha conosciuto in quegli anni una straordinaria evoluzione tecnologica ed occupazionale, dando in tal modo un contributo decisivo allo sviluppo di quella che, fino a pochi decenni prima, era considerata una zona depressa. Una prosperità in precedenza sconosciuta ha favorito inevitabilmente il sorgere di attività collaterali non necessariamente legate al lavoro nelle ceramiche, ma da queste, come il cosiddetto indotto, direttamente o indirettamente derivanti.”

C’è spazio per il lavoro ma anche per il tempo libero, si diffondono mezzi di informazione di massa quali per esempio radio e televisione. C’è necessità di sempre maggiore manodopera e si assumono anche le donne. Inizialmente l’occupazione femminile nelle fabbriche esclude le donne che contraggono matrimonio o che hanno figli e le fasce impegnate riguardano i ventuno e venticinque anni e i quarantacinque e cinquantacinque anni. Sarà nel 1963, dopo lunghi dibattiti, che le donne in età da matrimonio potranno accedere ad una occupazione e avere maggiori diritti in caso di gravidanza ma questo cambierà notevolmente i bisogni delle famiglie. La crescita della popolazione infantile porterà ad un aumento di scuole del cosiddetto grado preparatorio sul territorio come risposta alle madri lavoratrici. I cambiamenti riguardano anche le scuole elementari e medie inferiori cala l’analfabetismo, aumentano gli impieghi come maestri.

2.1.2. Gli anni del boom economico

Negli anni Settanta l’espansione del settore ceramico continua, la piastrella diventa elemento architettonico e di arredo applicato in molte parti della casa come pavimentazione o rivestimento. Oltre ad avere migliori caratteristiche tecniche ed estetiche diventa elemento che può competere con altri; vengono perfezionate le macchine utilizzate nella produzione e le richieste sono in aumento. Il Comune dà avvio ad un Piano Regolatore Generale con lo scopo di pensare l’assetto territoriale provinciale e regionale. Attraverso questo intervento gli stabilimenti verranno via via spostati dal centro abitato alle zone limitrofe trovando una sistemazione più adeguata e più consona. L’aumento demografico e la continua immigrazione da zone sempre più lontane quali Abruzzo, Puglia, Calabria, Basilicata, Sicilia comporterà la necessità di reperire sempre nuove abitazioni cui il Comune deve dare risposte.
Nel 1974 si verifica il primo calo nella domanda di piastrelle e a pagarne le conseguenze sono le imprese che propongono un prodotto di qualità più scadente mentre altre riescono a mantenere la loro funzione nonostante il rallentamento. Il bisogno di manodopera nelle fabbriche viene ridotto, vengono scartati gli operai meno qualificati. Si verifica un incremento della produttività grazie all’introduzione nelle fabbriche dei primi impianti automatizzati che permettono la ripresa. L’assetto territoriale e sociale è diverso rispetto al passato; nella realtà urbana cominciano a convivere diverse culture e diventa meno immediato instaurare reti di solidarietà.
Altre fasi di recessione saranno presenti negli anni 1982/1983 e 1991/1992 e verranno superate grazie alla fusione, acquisizione o scambio di partecipazione azionaria di diverse imprese in cui le proprietà si concentrano in mano a pochi gruppi. La crescita della produzione di piastrelle avviata nella seconda metà degli anni Ottanta vede dare il via alle esportazioni rispetto alla vendita nel mercato interno. In questo periodo le ceramiche sassolesi che avevano operato finora in un regime quasi monopolistico debbono cominciare a fare i conti con la concorrenza straniera, soprattutto ad opera di paesi emergenti che propongono un prodotto di bassa qualità, ma a prezzi assolutamente competitivi. Le imprese sono costrette ad impegnarsi sempre più nel promuovere e fornire prodotti di qualità in una vasta gamma di proposte con caratteristiche stilistiche ed estetiche nuove. L’innovazione ricercata dagli imprenditori è direttamente proporzionale al cambiamento dell’assetto generale della città sassolese che vede concludersi il processo di decentramento degli stabilimenti. Il centro abitato cambia, migliorano le condizioni ambientali legate all’inquinamento e, di conseguenza, migliora l’ambiente di lavoro nelle fabbriche. Negli anni successivi al 1980 comincia l’immigrazione di stranieri principalmente dal Nord Africa e dall’Albania. Questi flussi migratori hanno inizialmente carattere episodico e non costituiscono un fenomeno di massa; sono gli immigrati stessi che si devono adattare alla realtà. In seguito questo fenomeno si intensifica e si rende necessaria una riorganizzazione da parte delle Amministrazioni Pubbliche per fornire servizi per la prima accoglienza e sostegno all’inserimento linguistico, culturale e sociale. Rispetto agli anni passati, iniziano i ricongiungimenti famigliari.
Negli ultimi anni all’interno del distretto ceramico si sviluppano aziende tra le quali colorifici, collanti per l’edilizia ecc… che ampliano la loro espansione. Il settore ceramico risente della apertura dei mercati ai paesi in via di sviluppo che riescono a produrre ceramiche a basso costo. Nonostante ciò, con la ricerca, si è arrivati alla produzione di materiali dal design raffinato e dalla qualità elevata che hanno aiutato le aziende del settore a mantenere la loro rilevanza. La popolazione ultimamente ha raggiunto una certa stabilità e conta 41.325 abitanti.

2.2. La scuola dell’infanzia non statale a Sassuolo

2.2.1. L’Istituto “S. Giuseppe”

Anche a Sassuolo, come avveniva nel contesto italiano, i primi asili infantili sono promossi e gestiti in prevalenza da istituzioni religiose. Il 18 aprile 1875, all’interno di un ex convento divenuto istituto, i cui custodi sono tre sacerdoti, viene fondato l’ “asilo per povere fanciulle” cui si aggiunge l’apertura di una scuola esterna che raccoglie una ventina di alunne. Il desiderio dei promotori dell’iniziativa è quello di dare ospitalità a fanciulle bisognose e di fornire un aiuto a famiglie indigenti; non si tratta pertanto di una sala di custodia per la prima infanzia e non lo diventerà neppure nel 1888, quando l’allora direttore decide di affidare la direzione dell’istituto a religiose. Viene fatta una convenzione che prevede che nell’istituto siano presenti tre suore di cui una maestra e una diplomata in lavori femminili quali taglio, cucito e ricamo. Anche se non troviamo riferimenti scritti o date in merito all’istituzione di una scuola materna presso l’istituto le testimonianze orali raccolte fanno intendere che accanto all’opera iniziata vi fosse anche premura per l’educazione della prima infanzia.
L’istituto “S. Giuseppe”, che ha mantenuto la denominazione originale, negli anni si è ampliato continuando a svolgere una importante opera educativa attraverso la presenza di una scuola dell’infanzia che attualmente ospita sei sezioni.

2.2.2. Asilo infantile “S. Anna”

Il primo asilo di cui si trovano riferimenti scritti anche presso l’archivio storico e che negli anni ha risposto a varie esigenze, è quello che nasce il 14 gennaio 1889 nelle immediate vicinanze del centro storico e che viene attivato da parte di una commissione nominata dal Consiglio Comunale. Sorge nella caserma dei Carabinieri, ex ospedale Sant’Anna, e l’anno successivo viene eretto in Ente Morale. All’inizio vengono ammessi sessanta bambini, assistiti da una maestra e da una apprendista e coperti da assistenza sanitaria grazie all’opera di tre medici del Comune che si alternano secondo turni di quattro mesi ciascuno. L’asilo non sarà mai comunale benché la sede appartenga al Comune. Come scrive Barbieri, coloro che avevano promosso l’istituzione di questo asilo vedevano nell’assistenza il principale obiettivo:

“da sostenere tramite elargizioni benefiche e prestazioni volontarie”

La crisi del 1929 accentua le difficoltà economiche in cui l’asilo si dibatteva e tuttavia ancora per qualche anno molti bambini provenienti dalle fasce più povere della popolazione, continuano ad essere ospitati gratuitamente. Il Comune concede i locali ma non elargisce alcun finanziamento e le spese di gestione diventano insostenibili per cui, nel 1933, il Consiglio di Amministrazione decide di stipulare una convenzione con un ordine religioso perchè si occupi della gestione dell’asilo sostituendo il personale laico con personale religioso. Il servizio all’asilo verrà attuato da una insegnante abilitata e da due suore poi la convenzione verrà rinnovata. Ancora oggi sulla facciata dell’edificio è possibile leggere “Asilo Infantile” a testimoniarne le antiche origini. A partire dal 2004 l’intero fabbricato ha subito lavori di restauro mantenendo le caratteristiche originarie; si chiama ancora scuola dell’infanzia “S. Anna” e ha all’attivo tre sezioni di età omogenea.

2.2.3. Asilo infantile di “S. Michele”

In una piccola frazione del territorio sassolese denominata borgata di San Michele dei Mucchietti, è attivo a partire dalla metà degli anni Trenta un altro asilo infantile. E’ stato costruito dal parroco che, come si legge in una lettera dell’anno 1936 scritta dall’allora podestà:

“ha … provveduto a gettare le basi del fabbricato, nei pressi della chiesa parrocchiale, nel quale potere al più presto raccogliere i numerosi bambini, soliti a popolare la strada ed esposti ai pericoli di essa.”

Il Comune di Sassuolo sostiene da subito questa “opera” attraverso l’elargizione di un sussidio mensile e finanziamenti per il funzionamento dell’asilo. Al Vescovo viene richiesta la concessione del locale vicino al fabbricato costruito dal parroco e dagli abitanti, in uso gratuito, senza limitazione di tempo e senza che la cessione abbia un onere salvo preavviso o decisione di predisporre altrove i locali dell’asilo.

2.2.4. Asilo infantile “Maria Bambina”

A partire dagli anni Cinquanta un asilo viene aperto anche nella frazione di Madonna di Sotto. Viene allestito in locali posti accanto alla chiesa la cui cura spirituale è affidata ai frati minori Cappuccini . Ricerche fatte presso l’archivio parrocchiale di S. Giorgio Martire danno informazioni relative ai lavori per la costruzione di una sede nuova dell’asilo nel 1957. La frazione di Madonna di Sotto in questo periodo conta duemilacinquecento persone. E’ una zona dove le costruzioni di abitazioni sono in continuo aumento e vengono occupate da famiglie di operai o di disoccupati che vi si stabiliscono in attesa di trovare lavoro presso qualche industria. La frazione dista un chilometro dal centro di Sassuolo e le famiglie trovano disagio nell’accompagnare i bambini agli asili del centro. Essendo in prevalenza impegnati al lavoro necessitano di lasciare in sicura custodia i propri figli durante le ore lavorative. La nuova sede verrà costruita nei pressi della parrocchia . Nel 1959/60 l’apertura avveniva dalle 8:30 la mattina fino alle 17:30 la sera. Sono presenti due sezioni denominate A e B composte di circa trenta bambini ciascuna. La gestione dei bambini è affidata a due educatrici abilitate mentre una cuoca provvede alla refezione. Ogni anno viene inviata all’Ente Locale la richiesta di un sussidio per l’esercizio finanziario e la domanda per la riapertura della scuola.

2.2.5. Le scuole dell’infanzia comunali

Le principali istituzioni che assolvono alla cura della prima infanzia sembrano essere due in quanto l’istituto “S. Giuseppe” non viene citato nei documenti comunali perchè provvedeva a gestire la situazione dell’asilo al suo interno. Anche l’asilo infantile “Maria Bambina” sembra non aver lasciato traccia del suo operato e nei documenti comunali vi si trovano solo due riferimenti in elenchi che indicano le scuole materne presenti sul territorio. Questa situazione si mantiene sostanzialmente invariata fino al dopoguerra. Nel 1951 emerge un nuovo quadro: una deliberazione del Consiglio Comunale parla dell’erogazione di un sussidio per ognuno degli asili infantili del Comune e si citano quelli del “Capoluogo”, “S. Michele” e “Quattroponti”. Quest’ultimo nato probabilmente alla fine del secondo conflitto mondiale per rispondere alle esigenze di una popolazione di una zona in espansione e che stava vivendo un aumento demografico importante è probabilmente l’asilo infantile “Maria Bambina”. Per due di questi asili , in una deliberazione del Consiglio Comunale, viene specificato che:

“La gestione è di uno speciale comitato costituito da elementi rappresentativi della zona, che non dispone di proprie entrate patrimoniali e che vive stentatamente sulla generosità del pubblico e delle piccole rette giornaliere richieste per la frequenza dei bimbi abbienti.”

In quella stessa deliberazione si chiede inoltre di ammettere all’erogazione di un sussidio anche un nuovo asilo aperto in località Pontenuovo. Fino a questo momento chi decide di “aprire” i primi asili infantili a Sassuolo si preoccupa di trovare uno spazio il più possibile accogliente, contenuto, arredato con l’indispensabile; c’è chi paga un contributo e chi viene accolto gratuitamente. Le condizioni di vita e lavoro sono spesso problematiche e caratterizzate ancora da povertà. La necessità di trovare lavoro risponde all’esigenza di ricostruirsi una abitazione, che per molti viene a mancare con la fine del secondo conflitto mondiale, ma anche per ricostruirsi una vita sociale e famigliare. Ci si rende conto che tutto ciò ha bisogno di tempo e sforzi comuni e che anche l’ente locale deve fare la sua parte predisponendo i servizi necessari. In questo periodo sembra mancare da parte del Comune un piano organizzato di individuazione e distribuzione di tali servizi: sono piuttosto sacerdoti ad occuparsi di rimediare locali e aprire piccoli asili e in alcuni casi i cittadini che si assumono l’iniziativa e li richiedono. Nel 1952, ad esempio, alcuni abitanti di un quartiere periferico di Sassuolo con l’invio di una lettera, chiedono alla Giunta Comunale:

“… di fare ogni sforzo possibile per costruire in Borgo Venezia un asilo infantile per darci la possibilità di collocarvi i nostri bimbi senza doverli portare altrove soggetti al pericolo delle intemperie e dei malanni.”

Gli asili si rendono necessari per i bambini in età pre-scolastica perché i nuclei famigliari di questi anni, benché numerosi, calano nei componenti. Rispetto al censimento precedente, come scrive Cottica:

“Il numero medio di famiglie “estese” è in diminuzione, soprattutto tra quelle il cui capo-famiglia è occupato in un settore diverso da quello agricolo.”

Il bisogno di istituire nuove scuole materne sia nel centro storico che nei quartieri periferici è evidente all’inizio degli anni Sessanta quando la situazione sociale ed economica di Sassuolo comincia a cambiare. Se nel 1936 la popolazione presente è di 12958 abitanti, nel 1961 raggiunge i 23675 e continua ad aumentare negli anni successivi. Questo a causa di un massiccio esodo che dalle campagne porta verso la città. Il settore agricolo che fino ad un recente passato aveva avuto un ruolo centrale nell’economia del paese si riduce notevolmente con la diffusione delle industrie. In questi anni il Comune si fa carico dell’istituzione di tre nuove scuole materne: due di esse, nei quartieri di Braida e Borgo Venezia nel 1964, la terza, nel centro storico, nel 1967.

Nonostante le spese di istituzione, gestione e manutenzione siano ingenti ciò si rende necessario per il radicale cambiamento del ruolo delle donne: se ad esse prima spettava la cura dei piccoli e la gestione della casa, adesso vengono assunte nelle ceramiche e non possono più occuparsene. E’ in questi anni che si comincia a discutere dei diritti delle donne lavoratrici ma ne occorreranno molti altri prima che siano equiparati a quelli degli uomini nonostante esse siano necessarie e contribuiscano allo sviluppo dell’economia. Tra le prime conquiste in questo senso si possono annoverare le sale di allattamento all’interno delle fabbriche e, forse più significativo, nella realtà sassolese, l’istituzione di un asilo nido interaziendale delle ceramiche.

2.3. La scuola dell’infanzia statale e non statale a Sassuolo

2.3.1. La legge 444/68

Nel marzo del 1968 con la Legge n. 444, Ordinamento della scuola materna statale, si ha un importante svolta: da questo momento nell’istituire scuole dell’infanzia il Comune non è più solo ma è supportato dallo Stato. L’articolo 6 di tale legge sottolinea infatti :

“Gli oneri per l’edilizia, l’attrezzatura, l’arredamento e il materiale di gioco delle scuole materne statali sono a carico dello Stato.
I Comuni competenti per territorio sono tenuti a fornire le aree per la costruzione degli edifici. Essi hanno diritto di chiedere che lo Stato provveda direttamente all’acquisto dell’area prescelta salvo rimborso della spesa relativa, in venticinque annualità senza interessi.
I Comuni possono essere esentati dall’onere di cui al precedente comma, nel caso che non si trovino in condizioni di poterlo sostenere.
Gli edifici, le attrezzature, l’arredamento e il materiale forniti dallo Stato restano in proprietà dei Comuni per essere utilizzati unicamente secondo l’originaria destinazione.”

Questa legge permette di andare incontro alle esigenze di molte famiglie, esse sono costituite da un gran numero di immigrati che trovando lavoro come operai ricorrono ai servizi offerti dal Comune per portarvi i figli non avendo parenti cui lasciarli. Si cominciano a distribuire in modo più idoneo le scuole sul territorio e il numero di esse è in aumento.

Si presta maggior attenzione anche ai locali che vengono individuati, essi vengono certificati e resi idonei per poter essere utilizzati. Vengono controllate le condizioni sanitarie e di sicurezza. Oltre ad adeguare e ristrutturare edifici già esistenti si provvede a costruirne alcuni integralmente. Fino a questo momento il Comune continua a concedere contributi alle scuole materne non comunali ma si rende conto di dover apporre delle modifiche e limitare tali contributi. E’ il caso, per esempio, della scuola di “S. Michele” per cui si prevede che la gestione passi dal parroco al comune.

 2.3.2. Scuole materne e territorio

Nel 1968 le scuole materne presenti a Sassuolo sono così suddivise :

TABELLA 1. Suddivisione delle scuole materne a Sassuolo nel 1968

COMUNALI

PRIVATE

“Borgo Venezia” “S. Anna”
“Braida” “Maria Bambina”
“v.le XX Settembre” “S. Michele”
“Pontenuovo”

Interessante è la rilevazione fatta nell’aprile di quell’anno dove si indica il numero dei bambini in età pre-scolastica residenti nelle zone in cui devono sorgere le scuole materne. La suddivisione inviata tramite lettera dal Sindaco al Provveditorato per gli studi di Modena è la seguente :

TABELLA 2. Rilevazione dell’aprile 1968 delle zone in cui devono sorgere le scuole materne

Zona dove devono sorgere le scuole materne

N° dei bambini in età

pre-scolastica

Capoluogo v. le XX Settembre 406
Capoluogo via Menotti 458
Capoluogo v. le S. Francesco 273
Braida 53
Palazzina 129
Borgo Venezia 64
Pontenuovo 73
Rione S. Agostino 118
Bambini residenti in altre località del centro 128
Totale bambini 1702

La necessità di dover costituire scuole in varie zone della città è giustificata dal fatto che la popolazione del Comune di Sassuolo è in costante aumento. Nel giro di pochi anni sorgono nuovi e vasti quartieri a causa della forte immigrazione come si evince dallo schema di cui sopra. Diverse famiglie vivono situazioni di forte disagio derivanti dalla carenza di scuole nel centro urbano. L’intensa industrializzazione e l’accelerata urbanizzazione rendono urgente e necessario provvedere ad assicurare una adeguata assistenza educativa ai bambini in età pre-scolastica. Le attività industriali assorbono sempre più manodopera femminile allontanando le madri dall’ambiente famigliare per molte ore al giorno. Indispensabile è l’istituzione di sezioni di scuole materne nel territorio comunale in quanto le iniziative attuate in tale campo da privati o da enti religiosi sono precarie e del tutto insufficienti ai reali bisogni della popolazione.
Nel 1975, sul territorio comunale, vengono previste le seguenti scuole materne :

TABELLA 3. Suddivisione delle scuole materne a Sassuolo nel 1975

SCUOLE

COMUNALI

SCUOLE

STATALI

“Villa Chicchi” “Palazzina”
“S. Carlo” “S.  Francesco”
“S. Michele” “S.  Agostino
“Borgo Venezia” “Rometta”
“via Indipendenza” “Montegibbio”
“v. le Filzi”

Tali scuole portano come in passato la denominazione legata al luogo o alla via in cui sorgono. Il grande sforzo dell’Amministrazione Comunale di quegli anni porta alla costruzione di quattro nuove scuole mentre le altre vengono ricavate ristrutturando e adeguando locali già esistenti che in genere ospitavano ex scuole elementari. Alcune di esse sono vicine al centro storico altre distribuite nelle zone periferiche. In un secondo tempo si verificano accorpamenti di sezioni che comportano ampliamenti di alcune scuole già esistenti. Si procede inoltre ad individuare le scuole che, tra quelle già funzionanti sul territorio, sono in grado di sostenere ulteriori sezioni mantenendosi idonee nel funzionamento. I “risparmi” derivanti dai contributi statali vengono reimpiegati dall’Amministrazione Comunale per l’acquisto di materiale didattico e di gioco, per la manutenzione e le riparazioni.

La Legge n. 444 del 1968, Ordinamento della scuola materna statale, stabiliva che venissero istituite delle direzioni didattiche di scuola materna. In attesa che ciò avvenisse, la direzione delle scuole materne statali venne affidata, nell’ambito del proprio circolo, al direttore didattico della scuola elementare ed è ancora così.

Nel 1981 si trovano le suddivisioni delle scuole materne statali e comunali operanti sul territorio nei diversi circoli didattici:

TABELLA 4. Suddivisione nei circoli didattici delle scuole materne a Sassuolo nel 1981

1° CIRCOLO

2° CIRCOLO

3° CIRCOLO

“Villa Chicchi” “S. Carlo” “S. Agostino”
“Borgo Venezia” “S. Francesco” “Frescobaldi”
“via Indipendenza” “Cà Bassa” “S. Michele”
“Palazzina” “Montegibbio”
“S. Agostino”

In questo periodo non rientrano nei circoli le scuole private sassolesi. Nell’anno 1987 viene istituito un quarto circolo presso la scuola elementare di S. Michele che tuttavia, nel 1996 viene soppresso. In questo circolo rientrava la scuola materna privata “Gesù Bambino”. Ad ogni circolo il Comune elargisce un contributo annuo per l’acquisto di materiali necessari al funzionamento delle scuole. Il numero delle sezioni attive nelle diverse scuole in questi anni varia molto: si alternano cali demografici ma anche aumenti di richieste di iscrizione. E così, per esempio nell’anno scolastico ‘81/’82 viene istituita una nuova sezione in “S. Michele”, che da due passa a tre, mentre nelle scuole di “via Indipendenza”, “Frescobaldi”, “S. Michele”, “Cà Bassa” viene soppressa una sezione. In alcuni casi viene addirittura discussa la chiusura della scuola materna; la scuola materna “Palazzina” riuscirà a sopravvivere mentre non sarà così per la scuola materna “S. Francesco” le cui sezioni rimaste verranno trasferite presso la scuola materna “Cà Bassa”. Ciò è causato dal progressivo diminuire del numero complessivo degli iscritti ma anche dalla necessità di contenere le spese che il Comune deve sostenere. In questa ottica si cerca di razionalizzare i servizi per utilizzarli al meglio anche se gli amministratori devono affrontare l’ostilità dei genitori che si battono per mantenere aperta l’istituzione.

Alla fine di questi anni si provvede alla intitolazione degli edifici di scuola materna statale secondo la Legge 23 giugno 1927, n. 1188, Toponomastica stradale e monumenti a personaggi contemporanei, e la Circolare Ministeriale del 12 novembre 1980, n. 313, Intitolazione di scuole, di aule scolastiche e di locali interni alle scuole-Monumenti e lapidi. Nella scelta dell’intitolazione si mantiene una omogeneità di denominazione scegliendo tra insegnanti, pedagogisti, narratori:

TABELLA 5. Intitolazione delle scuole materne a Sassuolo negli anni Ottanta

SCUOLA STATALE

INTITOLAZIONE

“via Indipendenza” “Gianni Rodari”
“Cà bassa” “Walt Disney”
“Palazzina” “H. C. Andersen”
“Braida” “S. Carlo Borromeo”
“S. Michele” “Italo Calvino”
“Montegibbio” “Maria Montessori”
“Frescobaldi” “Don Lorenzo Milani”

Non rientrano nella suddivisione la scuola materna “S. Agostino” che mantiene la stessa denominazione, la scuola materna “Borgo Venezia” le cui sezioni verranno trasferite presso la scuola materna “Villa Chicchi”, e quest’ultima perchè comunale e non statale. In merito alla scuola materna “Villa Chicchi” il Comune provvederà a fare richiesta per istituire nuove sezioni di scuola materna statale non prima di aver programmato un piano di progressiva riduzione delle sezioni funzionanti. Questo piano è finalizzato al contenimento della spesa ma anche ad una qualificazione del servizio; “Villa Chicchi” diventerà scuola materna statale e prenderà il nome di scuola materna centro storico. La scuola materna nella frazione di Montegibbio verrà chiusa a causa del numero degli iscritti inferiore al minimo previsto dalla legge; ai pochi iscritti verrà data la possibilità di frequentare la scuola materna “don Milani” che farà richiesta di apertura di una nuova sezione. Anche la scuola materna “Rodari” richiederà l’istituzione di una sezione per poter assorbire l’esubero di iscrizioni e per procedere all’inserimento di due bambini disabili. In questi anni anche sul territorio sassolese attraverso la Circolare Ministeriale del 3 maggio 1986, n. 128, Irc e attività alternative nella scuola materna, si chiede alle famiglie se avvalersi o meno dell’insegnamento della religione cattolica all’atto di iscrizione alla scuola materna. La risposta vede inizialmente una maggioranza di famiglie che richiedono tale insegnamento rispetto a chi non intende avvalersene e a chi non esprime alcuna indicazione. La situazione cambierà negli anni Novanta per la maggior presenza nelle scuole materne di figli di immigrati che riflette un tessuto sociale e culturale diverso rispetto al passato. Il fenomeno dell’immigrazione da paesi stranieri a Sassuolo si evolve, molti nuclei famigliari si ricongiungono e decidono di vivere nei luoghi in cui si è trovato un lavoro, una sistemazione. Questa considerazione mi permette di spiegare come mai vengono istituiti tre asili nido che accolgono i bambini dai tre mesi ai tre anni. Come la scuola materna, si tratta di servizi che non prevedono una frequenza obbligatoria ma di cui si ha una grande richiesta perché c’è una forte necessità.

2.3.3. Una scuola che cambia

La scuola materna di questi anni è molto differente da quella del passato; alla funzione di prima assistenza si affianca una progettazione di attività ed esperienze in cui il bambino può fare, sperimentare ma anche confrontarsi con i coetanei e in questo modo crescere. E’ una scuola che punta alla qualità del servizio che offre e che avverte l’esigenza di non chiudersi su stessa ma di aprirsi alle realtà che la precedono e che la seguono. E proprio da questa esigenza nasce il coordinamento dei servizi per l’infanzia istituito dall’Ente Locale per promuovere progetti di continuità tra asili nido e scuole materne, tra scuole materne e scuole elementari ma anche per iniziare un dialogo e un confronto con le scuole materne non statali.

A partire dagli anni Novanta il Comune di Sassuolo, sulla scorta di una serie di studi e ricerche sui mutamenti e i nuovi bisogni delle famiglie, cerca di proporre servizi educativi più flessibili quanto a dimensioni, orari e organizzazione per tentare di dare una risposta alle esigenze di nuclei famigliari profondamente modificati dal calo della natalità, dalla loro riduzione e frammentazione, dai diversi rapporti all’interno delle reti parentali, dalla nascita di figli spesso unici e da livelli di scolarizzazione e informazione più elevati. Queste nuove realtà in alcuni casi si trasformano e danno avvio a sezioni di scuola materna come ad esempio è avvenuto per la sezione sperimentale “Mongolfiera” che è diventata una normale sezione statale in aggiunta alle presenti della scuola materna “Walt Disney”.
Nel “Rapporto sulla popolazione scolastica nella scuola materna del territorio comunale sassolese per l’A.S. ’92/’93 e proiezioni per i futuri anni scolastici ’93/’94 e ’94/’95” , Paltrinieri e Cartegni parlano della presenza sul territorio comunale di undici scuole materne, otto pubbliche e tre private per un totale di trentotto sezioni, come si può vedere dalla tabella sottostante:

TABELLA 6. Suddivisione delle scuole materne e numero delle sezioni a Sassuolo nel 1992

SCUOLE PUBBLICHE

NUMERO DI SEZIONI

SCUOLE PRIVATE

NUMERO DI SEZIONI

“Rodari” 3 “S. Anna” 3
“Villa Chicchi” 3 “S. Giuseppe” 6
“S. Carlo” 4 “Gesù Bambino” 3
“Walt Disney” 3
“Andersen” 2
“S. Agostino” 4
“D. Milani” 4
“I. Calvino” 3

La capacità ricettiva delle scuole materne sassolesi non è sufficiente a coprire l’intero fabbisogno del territorio e la carenza di posti è destinata ad aumentare negli anni successivi. Se è vero che sono in calo le nascite di bambini locali tuttavia sono in aumento quelle di bambini di famiglie immigrate. Manca una razionalizzazione degli spazi che interessa soprattutto i quartieri lontani dal centro storico. Per evitare che numerose famiglie vivano disagi a livello organizzativo ed economico il Comune deve offrire una risposta ma le disposizioni ministeriali bloccano la costituzione di nuove sezioni statali di scuola materna. Nonostante tutto nel 1993, i bambini esclusi dalle scuole materne del territorio sono circa una settantina; parte di essi trovano collocazione all’interno del centro sperimentale per l’infanzia “Giocamondo” mentre per i restanti si prevede l’istituzione di una nuova sezione di scuola materna statale nella zona Braida-Mezzavia.

Anche l’anno successivo vede un’alta domanda di frequenza nelle scuole materne a causa del particolare tessuto socio economico che non ha subito il calo demografico verificatosi in altri comuni e che vede la necessità di manodopera proveniente per lo più da regioni meridionali e paesi extra CEE. Il Comune prevede di integrare alla sezione nata in zona Braida-Mezzavia altre due sezioni collocandole però in una scuola elementare poiché l’edificio non consente un ulteriore potenziamento delle sezioni necessarie.

2.3.4. Ente locale e scuole non statali

Nel 1995 il Comune di Sassuolo comincia a discutere in merito ad una convenzione da stipulare con le scuole materne private aderenti alla Federazione Italiana scuole materne (FISM), nell’ottica di costituire un sistema integrato di scuole dell’infanzia pubbliche e private. Tutto ciò è supportato da contributi regionali che promuovono e sostengono le convenzioni ma anche dal riordino del sistema scolastico e formativo e non ultimo dal protocollo di intesa tra la regione Emilia Romagna e la FISM regionale che sottolinea:

“… obiettivo primario è il consolidamento e la qualificazione del patrimonio esistente di scuole dell’infanzia in una prospettiva di collaborazione tra enti gestori di diversa natura istituzionale e di valorizzazione di competenza, risorse ed esperienze pubbliche e private.”

Questa convenzione verrà stipulata l’anno successivo e ad essa seguirà l’istituzione di una commissione paritetica composta da sindaco o suo incaricato, due membri del consiglio comunale, presidente FISM, due membri designati delle scuole aderenti la FISM, un rappresentante del provveditorato agli studi, un segretario verbalizzante. Tra le finalità che questa commissione si prefigge:

“… il seguire e verificare l’applicazione della convenzione, garantire uno scambio reciproco di pareri, informazioni, valutazioni, concordare eventuali proposte di modificazione da apportare alla convenzione, studiare e attuare modalità di informazione per le famiglie circa i contenuti della convenzione.”

I contributi dati da questa convenzione sono utilizzati per sostenere interventi di adeguamento delle strutture alle norme di sicurezza, l’acquisto di sussidi didattici per l’integrazione di bambini portatori di handicap, corsi e attività che facilitino la partecipazione della famiglia alla vita sociale della scuola.

Da subito la FISM promuove la figura del coordinatore pedagogicoe la inserisce all’interno di ogni scuola dell’infanzia. Solo più tardi il Comune tenterà di raggiungere un raccordo tra questa figura e il coordinatore pedagogico comunale degli asili nido in funzione di interventi che anche a livello regionale sono sempre più riferiti alla fascia 0/6 anni.

2.3.5. Autonomia e scuole dell’infanzia

A metà anni Novanta il Comune risponde alle esigenze delle famiglie i cui bambini rimangono esclusi dalla scuola dell’infanzia e quindi in lista d’attesa. In un primo momento si istituiscono nuove sezioni in scuole dell’infanzia che possono ampliarsi senza sostenere spese eccessive per l’adeguamento e le norme di sicurezza. Successivamente, e anche a motivo dell’inserimento di alunni portatori di handicap che riduce la media di alunni occupabili per sezione, verranno reperiti locali idonei per istituire due nuove sezioni. Esse nasceranno come terza integrazione della scuola dell’infanzia “Braida-Mezzavia” e “Vittorino da Feltre” cui seguirà l’intitolazione “Peter Pan” a seguito di un sondaggio condotto tra le famiglie degli alunni e la successiva approvazione da parte del Comune. Nonostante questo ci sono famiglie che non apprezzano gli sforzi del Comune che sembra rispondere con soluzioni non opportunamente valutate. Questa considerazione non è nuova anzi si ripresenta con le stesse problematiche legate alla nascita delle prime scuole dell’infanzia. La differenza sta nell’immagine di scuola dell’infanzia, un servizio che rispetto alle origini comincia ad essere radicato e inserito nel sistema scolastico, che dovrebbe avere alle spalle quella esperienza che permette una migliore gestione e risposta.

A fine anni Novanta viene approvato da parte della Regione Emilia Romagna il piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche che porterà successivamente a raggiungere l’autonomia per le scuole materne statali e private. Da questo momento ogni scuola provvede a gestirsi a livello amministrativo, didattico e organizzativo pur continuando ad operare nel rispetto delle norme generali sull’istruzione emanate dallo Stato. Per il loro funzionamento le scuole possono ricevere fondi dallo Stato ma anche da Comuni, Province, Regioni o da altri Enti e Privati. In questi ultimi anni gli interventi da parte del Comune per le scuole dell’infanzia riguardano lavori di ristrutturazione e adeguamento alle normative di sicurezza, antincendio, anti-sismica. Nel 2006 per rispondere ai bisogni del quartiere Quattroponti, cominciano i lavori per la costruzione della più recente scuola dell’infanzia. Un investimento che non si aveva dagli anni Settanta quando vennero costruite integralmente le prime scuole e che porta con se le innovazioni e il rispetto dei principali criteri legati alla bioedilizia, ecocompatibilità, isolamento termo-acustico, risparmio energetico.

L’offerta educativa per l’infanzia proposta nel Comune di Sassuolo appare oggi articolata e variegata e potenzialmente in grado di rispondere ai bisogni della popolazione. Questi bisogni si sono trasformati nel tempo e attualmente risultano pressanti per i numerosi residenti provenienti dall’estero che non possono contare su un sistema solidale di reti famigliari e che devono fare i conti con l’integrazione in una realtà per loro completamente nuova. A ciò si aggiunge la complessità creata dalle nuove tipologie di famiglia, famiglie in cui compare o solo la madre, o solo il padre, a causa di separazione e divorzio, famiglie allargate o altre ragioni. Le scuole paritarie non statali continuano a svolgere un’importante funzione di servizio fornendo al Comune un aiuto consistente nell’educazione dei bambini dai 3 ai 6 anni.

Capitolo 3. La scuola dell’infanzia “Gesù Bambino” di Pontenuovo – Sassuolo

3.1. La storia

Negli anni Cinquanta il centro storico di Sassuolo è ancora molto popolato e al suo interno si svolgono e concentrano le principali e multiformi attività commerciali; altre abitazioni sorgono nelle campagne vicine dove viene portata avanti l’attività agricola. Nella periferia, poco abitata, cominciano a verificarsi nuovi insediamenti che danno origine a piccole frazioni tra cui quella di Pontenuovo . In questi anni, si hanno notizie di un asilo infantile avviato, dopo un primo anno di esperimento e promosso, come si legge in una lettera indirizzata all’Ente locale dal parroco di S. Giorgio :

“per rispondere al vivo desiderio delle famiglie che non possono accompagnare i propri figli all’Asilo del Capoluogo”

Le iscrizioni e la frequenza raggiungono il numero di quarantacinque bambini e poichè le famiglie non possono provvedere da sole a sostenere il costo del funzionamento dell’asilo, viene richiesto un contributo all’Ente Locale.

Nel 1958 viene inviato presso la frazione di Pontenuovo, padre Vincenzo Trevisan, missionario della Consolata , con il compito di organizzare l’assistenza religiosa aprendo un piccolo oratorio in una stanza e officiando le chiese limitrofe di S. Polo e della Salvarola per fornire un servizio a circa seicento abitanti.

Una idea di come fosse Pontenuovo in quel periodo la si può ricavare dalla testimonianza di un abitante del quartiere:

“Nei primi anni quando c’era padre Trevisan, (quindi parliamo del ’58,’59’,’60) la borgata comprendeva la Salvarola. S. Polo è sempre stato più in mano a Don Alfonso Ugolini e alla parrocchia di S. Giorgio. Ricordo che tutte le domeniche andavamo alla Salvarola come chierichetti; c’era la messa domenicale e a settembre, tutti gli anni, veniva fatta una festa grossa…
Mi ricordo che nel ’54, quando siamo venuti ad abitare a Sassuolo, c’era via Dante Alighieri e quella zona era chiamata “Ca’ Novi” perchè vi erano state costruite le prime case; il resto era tutta campagna. Dove c’è l’edicola adesso c’è uno spiazzo però lì c’era una collinetta con sopra un fabbricato che erano le scuole e un ponte fra le scuole e il bar. C’era poi un’osteria detta Ponte Nuovo e questo era Pontenuovo. Dove adesso c’è la strada, c’era il rio S. Marco, un torentello che scendeva da S. Polo; il ponte era proprio sul rio S. Marco.”

La frazione inizialmente è fatta di poche abitazioni circondate per lo più da campi aperti e per questo facilmente soggetta ad una espansione che si rivelerà molto rapida nei tempi e ne cambierà l’aspetto.

Le attività dell’asilo continuano in due diverse abitazioni di Pontenuovo, prima in via Montanara poi in via Dante, a opera dell’arciprete della parrocchia di S. Giorgio Martire in Sassuolo. L’asilo è diretto da una maestra diplomata aiutata da una signora con funzione di cuoca e bidella. Verrà poi trasferito, con l’aumento della popolazione, in un’ala delle nuove scuole elementari . Quello di via Montanara probabilmente è lo stesso asilo avviato a inizio anni Cinquanta poichè la richiesta del contributo all’Ente Locale per sostenere l’attività dei bambini viene fatta dall’arciprete di S. Giorgio.

Informazioni trovate presso l’archivio parrocchiale, non catalogate e parziali, testimoniano che l’asilo godeva dell’assistenza delle Attività Assistenziali Italiane (AAI) per la refezione, ovvero di un contributo in viveri per la durata non superiore a centocinquanta giorni, da novembre a maggio. Questo tipo di assistenza era vincolata da una convenzione tra gli uffici provinciali dell’AAI, che effettuava controlli costanti e la scuola, che aveva l’obbligo di tenere un registro contenente tutta la documentazione aggiornata e relativa al numero di assistiti che beneficiavano del servizio, alle consegne ricevute e a quanto veniva utilizzato.

Ogni anno, accanto a questa richiesta, veniva presentata la domanda per usufruire di un contributo ministeriale, corredata da un modello contenente informazioni che specificavano che la scuola materna era denominata asilo infantile, non era eretta in Ente Morale ma aveva carattere privato. Gli alunni che la frequentavano erano quaranta, ventitre bambine e diciassette bambini, che formavano una unica sezione mista. L’insegnante era una soltanto e abilitata. Le entrate derivavano da contributi ministeriali, dagli AAI e da generosi benefattori.

In aggiunta alle precedenti, un’altra domanda che doveva essere presentata dalla scuola riguardava la riapertura per l’anno scolastico successivo, i nominativi delle insegnanti con la specificazione se fossero o meno abilitate all’insegnamento, il numero di sezioni previsto e il numero degli alunni di ciascuna sezione suddivisi in maschi e femmine.
Tutte queste informazioni testimoniano che l’asilo infantile è stato preludio alla scuola dell’infanzia “Gesù Bambino” pur non avendo la stessa intitolazione.

Negli anni Sessanta tutta la città di Sassuolo comincia la sua espansione più grande; sorgono nelle diverse zone periferiche case, vie, viali e quartieri, che dividono la città in due zone, una di tipo industriale e ricca di capannoni e un’altra che comprende anche Pontenuovo, per lo più residenziale e caratterizzata dalla necessità di strutture quali asili e scuole per una popolazione che aumenta costantemente. Se la parrocchia di S. Giorgio Martire, centro della città, conta diciassettemila abitanti con un continuo aumento mensile, Pontenuovo ne accoglie circa millequattrocento.

Nell’ottobre 1961 in questa zona, in sostituzione di padre Vincenzo Trevisan, viene inviato padre Giovanni Battista Colusso che a distanza di alcuni anni dal suo mandato, descrive come di seguito la realtà in cui si trova ad operare:

“Sassuolo, per il boom della ceramica, si andava sviluppando a macchia d’olio: da grosso paese era diventato città. L’arciprete di San Giorgio, in comunione con il vescovo e col clero della Diocesi, venne alla determinazione di suddividere la grossa parrocchia cittadina e far nascere così altre parrocchie nei vari quartieri: Ancora, Madonna di Sotto, Rometta e Pontenuovo.”

Il primo gennaio 1962 inizia in via ufficiosa il servizio parrocchiale con l’inaugurazione dei registri per battesimi, cresime, matrimoni ma il riconoscimento ufficiale della nuova parrocchia avviene il 13 maggio 1963. Oltre alla chiesa è presente una abitazione per i padri missionari e un salone con aule. A fine anni Sessanta si aggiunge a queste costruzioni il Foyer missionario, un centro di formazione ed animazione missionaria aperto ai giovani.

In questi anni l’opera iniziata dai Padri contribuisce all’espansione della frazione che pian piano comincia a funzionare autonomamente dotandosi di tutto ciò che è necessario per non ricorrere esclusivamente alle attività presenti nel centro storico della città. Tra le necessità degli abitanti, quella di avere un servizio per la prima infanzia appare ancora primario e pertanto il parroco apre un asilo in una parte dei locali della scuola elementare.
Già da quell’anno, per andare incontro alle esigenze delle famiglie dove entrambi i genitori lavorano, l’apertura dell’asilo viene fatta dalle 6:30 del mattino fino alle 18:30 la sera e, nonostante il bilancio dell’anno prima si sia chiuso senza spese aggiuntive, si chiede un contributo da parte del Comune in quanto le ore lavorative per la maestra diplomata, l’aiutante e la bidella aumentano e di conseguenza aumenta lo stipendio mensile per ognuna di esse.

Nel marzo del 1970 i padri missionari ritengono sia giunto il momento di dare una sede definitiva all’asilo all’interno del complesso parrocchiale. La nuova costruzione inizia nel 1971 e termina nel 1973.

Questa nuova scuola materna si inserisce all’interno di un ricco numero di servizi per la prima infanzia del Comune di Sassuolo: alle numerose scuole statali e comunali si aggiungono le scuole materne presenti sul territorio gestite privatamente. Quello che contraddistingue la scuola materna di Pontenuovo è che nasce in un contesto parrocchiale che si sta ampliando, che è formato da famiglie giovani e con più di un figlio e che, come sottolineato nello statuto della scuola materna è:

“… espressione di una comunità formata da promotori, educatori, genitori, collaboratori e popolazione che intendono assumersi spontaneamente o per motivi di solidarietà, la responsabilità dell’educazione prescolare.
… espressione di una identità religiosa e cristiana che desidera contribuire allo sviluppo integrale del bambino.”

Nel periodo impiegato per la costruzione della nuova sede la scuola materna viene ospitata in alcuni locali del Foyer missionario e, rispetto agli anni precedenti, vengono inviate da Torino tre religiose, missionarie della Consolata, con il compito di occuparsene e dirigerla.

Se nel corso degli anni Settanta la frazione di Pontenuovo aveva visto una forte espansione, le cose non cambiano all’inizio degli anni Ottanta. All’interno della parrocchia viene dato avvio alla costruzione della nuova chiesa e alcune zone prima appartenenti alla vicina parrocchia di Rometta passano alla parrocchia della Consolata. Sono per lo più zone in cui sorgono case popolari con alta densità di popolazione e famiglie numerose. Come si legge nell’opuscolo pubblicato per il venticinquesimo:

“Ogni anno si superano il centinaio di unità. Entrambi i genitori spesso si trovano costretti a lavorare. La nostra scuola assolve anche a questo compito di aiuto per i genitori. Diventa però sempre di più una scuola che ha un progetto educativo, finalità didattiche ben precise, obiettivi di formazione cristiana e umana ben definiti”

Nell’ottobre 1984 il parroco, padre Colusso, promotore dell’apertura della nuova scuola materna, viene trasferito e gli succede padre Giuseppe Redeghieri.

Nel settembre 1992 i padri missionari lasciano la parrocchia e sono seguiti, nel giugno 1993, dalle religiose, chiamate per rendersi disponibili in attività missionarie all’estero. In sostituzione dei padri missionari vengono inviati presso la parrocchia due preti diocesani cui si aggiunge poco dopo un altro sacerdote.

Da questo momento la direzione della scuola viene assunta da don Roberto Bondioli affiancato da una coordinatrice cui vengono delegate le funzioni di gestione giornaliera della scuola, la formazione in itinere delle insegnanti, il controllo delle attività e tutto ciò che è necessario per offrire un servizio che soddisfi le famiglie e accolga i bambini in un ambiente sereno.

Il passaggio di gestione da religiose a parroco e coordinatrice sembra non aver modificato l’andamento della scuola e il servizio proposto. Ciò che le religiose hanno avviato è proseguito ed è stato la base per continuare a rispondere alla richiesta di molte famiglie della parrocchia e della frazione.

Nel 2007 il parroco don Roberto Bondioli viene trasferito e ad assumere la direzione della scuola materna è don Sergio Pellati, sacerdote già presente presso la parrocchia della SS. Consolata. La coordinatrice rimane ancora per qualche tempo poi viene sostituita da un collaboratore della parrocchia con la stessa funzione.

3.2. Strutture e modalità operative

Nella fase iniziale, e come si è visto nei precedenti paragrafi, l’asilo viene ospitato in abitazioni civili che offrono stanze per accogliere un numero di bambini non troppo elevato. All’interno di queste vengono attuati interventi minimi per rendere gli ambienti funzionali alla gestione dei bambini e igienici dal punto di vista sanitario.

Una sede più idonea, pur se ancor provvisoria, viene reperita nel settembre del 1968; in una lettera indirizzata a Sindaco, Vicesindaco e Consigliere Comunale si legge:

“Il Parroco di Pontenuovo, oggi stesso apre l’asilo nelle aule del complesso scolastico della frazione. Al primo giorno dell’apertura già vi sono cinquanta bambini iscritti. Con ogni probabilità si andrà oltre i settanta nel corso dell’anno.”

Come già anticipato nel paragrafo precedente in questi anni il personale è ridotto all’essenziale e costituito da una maestra diplomata e da una signora che si occupa della refezione e della pulizia dei locali, cui si aggiungerà, in seguito, un assistente al lavoro didattico. Oltre al lavoro con i bambini, la maestra effettua la contabilità dando un rendiconto annuale delle entrate e delle uscite al direttore.

Le cose diventano più complicate quando la richiesta comincia ad aumentare e risulta difficile poter contenere e continuare a svolgere attività di cura e assistenza in locali piccoli e poco attrezzati.

E’ allora che i padri missionari cominciano a pensare di chiedere al governo un contributo per costruire una nuova scuola materna a norma della legge del giugno 1968, riguardante l’ordinamento della scuola materna statale, nei pressi della parrocchia mettendo a disposizione il terreno e elaborando un progetto di massima che prevede:

“Quattro aule per quattro sezioni, una sala da ricreazione, una cucina, un refettorio, uno spogliatoio, servizi igienici, una direzione e un alloggio personale, cortili e giardino”

Mentre si avviano le pratiche per ottenere il permesso di costruire e si cerca di reperire i fondi necessari, l’asilo viene spostato nei locali del Foyer missionario.

Come già anticipato il personale laico viene in parte sostituito da tre religiose missionarie della Consolata, i compiti tra le religiose sono solitamente suddivisi in questo modo: una alla direzione, una in cucina e una in sezione, per cui è necessario ricorrere alla presenza di insegnanti diplomate. Alcune di esse prima di diventare insegnanti di sezione prestano servizio come assistenti. La presenza di insegnanti diplomate è giustificata dal fatto che le religiose, pur abitando e avendo in gestione la scuola materna, vengono coinvolte in altre attività pastorali con ragazzi, giovani e anziani e, dopo i primi anni dall’apertura della nuova sede, si assentano per alcuni periodi per poi ritornare.

La gestione amministrativa passa al parroco di quegli anni, padre Colusso.
Il 27 giugno 1971 viene posta la prima pietra e si cominciano i lavori per costruire la scuola materna.

Passa poco più di un anno e il 6 giugno 1973 tutto è pronto per l’inaugurazione solenne della scuola con la presenza dell’allora Vescovo di Reggio Emilia.
La scuola è dedicata a Gesù Bambino:

“… perchè tutti i bambini che vengono qui educati abbiano in LUI il loro modello”

La sede della nuova scuola dista pochi metri dalla casa dei padri missionari, è pienamente inserita all’interno del contesto parrocchiale e facilmente raggiungibile.

La suddivisione degli spazi prevista nel progetto iniziale viene mantenuta; sono presenti un ingresso, un ampio salone, un refettorio, una cucina, una stanza che funge da direzione, un appartamento di servizio nel quale abitano le tre religiose, una stanza con bagno e, in ultimo una cappellina ricavata da una delle stanze presenti. Invece che quattro sezioni ne vengono realizzate tre che raggruppano un numero di trenta bambini ciascuna per un totale di novanta presenze. Ogni sezione si affaccia sull’ampio salone e ha un bagno a disposizione. Vi sono due stanze chiamate spogliatoio in cui i bambini lasciano le proprie giacche e corredo il mattino all’entrata a scuola. Un ampio giardino esterno circonda tutta la costruzione e permette le attività all’aria aperta quando il tempo è buono.

La scuola materna trova così la sua sede definitiva. Negli anni a seguire vengono effettuati diversi lavori di manutenzione, ristrutturazione e ampliamento il primo dei quali è costituito dalla copertura del tetto nel 1985, resasi necessaria a causa di infiltrazioni di acqua.

Dopo la partenza dei padri missionari e delle religiose subentra alla direzione il parroco, nominato dal Vescovo di Reggio Emilia, mentre la scuola è condotta da personale laico. Viene introdotta la figura di una coordinatrice che fa da supporto all’azione didattica e coadiuva il parroco per quel che riguarda la parte amministrativa.

Dalla fine degli anni Novanta la scuola, che nel frattempo aveva aderito alla Federazione Italiana Scuole Materne (FISM), usufruisce di un coordinatore pedagogico che si aggiunge alle figure già presenti e i cui compiti sono rivolti prevalentemente alla costruzione di una rete tra scuole private che condividono le stesse finalità.

La refezione è affidata a una cuoca e una assistente; il menù giornaliero è quello consigliato dalla nutrizionista dell’Unità Sanitaria Locale (USL), organizzato su quattro settimane e su due stagioni: primavera-estate, autunno-inverno. Periodicamente vengono attuati controlli a livello igienico-sanitario sugli ambienti e la cottura, preparazione, conservazione dei cibi.

Sempre a fine anni Novanta, dopo un corso preparatorio sostenuto da cuoca e assistente, nella scuola viene introdotto il sistema “Hazard Analysis and Critical Control Points” (HACCP) basato sul controllo sistematico dei punti della lavorazione degli alimenti nel caso di contaminazione di natura biologica, chimica, fisica e vengono mantenuti i controlli effettuati dall’USL.

La pulizia dei locali è affidata a una ausiliaria.

La scuola funziona con tre sezioni fino a quando, tra le richieste di iscrizione per l’anno scolastico 2002/2003, si presenta quella di inserimento di un bambino con disabilità certificato dall’USL. Per rispondere a questa richiesta, la scuola decide di allargare l’offerta formativa e dopo varie valutazioni, riunioni, considerazioni viene aperta una nuova sezione. Mancano gli spazi necessari e pertanto si decide di recuperare una parte di scuola inutilizzata e che inizialmente ospitava l’appartamento delle religiose. Da questi lavori viene ricavato uno spazio da adibire a sezione con bagni attigui.

I lavori attuati per l’apertura della nuova sezione verranno seguiti da altri interventi per poter dichiarare la scuola a norma e in linea con le disposizioni di sicurezza previsti dalla legge. A partire dal 2005, vengono allargate alcune sezioni, il salone e il refettorio vengono separati da una vetrata, viene sostituita la vetrata che si affaccia sul giardino esterno. Le porte delle sezioni e di due uscite vengono sostituite da porte con maniglie antipanico secondo il piano di emergenza che in questi anni viene rivisto e aggiornato.

In linea con la promozione di una didattica attenta al bambino, gli spazi della scuola in questi anni si modificano. Nelle sezioni vengono introdotti angoli gioco ricchi di materiali e oggetti facilmente riconoscibili dai bambini quali per esempio l’angolo della cucina o l’angolo delle costruzioni. Anche il salone, che è spazio comune, viene riorganizzato per essere più fruibile da tutti. Il giardino esterno viene attrezzato con casette, giochi, un labirinto e un orto non posizionati in modo casuale ma secondo un progetto che permetta al bambino di muoversi, stare bene, relazionarsi, manipolare ed esplorare.

All’ingresso della scuola viene organizzata la biblioteca per i bambini e i genitori che prevede il prestito a casa di libri.

Una piccola stanza adiacente al refettorio viene adibita a sala docenti; al suo interno vi sono guide didattiche, riviste, quaderni operativi ma anche computer e fotocopiatrice di cui le insegnanti possono usufruire.

Gli spazi della scuola subiscono gli ultimi interventi in questi anni: vengono allargate due sezioni e ricavati bagni attigui, modificata una entrata della cucina e sostituite le vetrate d’ingresso sia interno che esterno con doppi vetri.

Di recente la scuola dell’infanzia può usufruire di alcuni locali che fanno parte del Nuovo Centro Parrocchiale per svolgere attività di educazione psicomotoria o per la preparazione e svolgimento di feste.

La direzione e il coordinamento passano alle persone che attualmente operano nella scuola.

3.3. Prassi educativa

Grazie ad alcuni registri delle presenze tenuti in quegli anni dalle insegnanti e conservati presso la scuola si trovano informazioni in merito a ciò che veniva proposto e organizzato durante l’intero anno scolastico. Nel registro dell’anno ‘68/’69 oltre all’elenco degli iscritti, le presenze e le vaccinazioni fatte dai bambini, che sono circa una quarantina, è presente il piano di svolgimento delle attività educative che tiene conto degli Orientamenti Didattici per le scuole materne secondo il Decreto del Presidente della Repubblica 11 giugno 1958, n. 584, Programmi didattici per le scuole materne. Il numero di bambini è elevato e per lo più li si assiste nei bisogni primari ma, come scrive l’insegnante di quegli anni, si tenta anche di insegnare loro qualcosa:

“Essendo tanto vasto il campo dell’educazione linguistica mi servirò di tutto e, tutto farò rientrare nell’educazione espressiva e verbale. Persone, cose, fiori e frutti, animali ecc… Tutto mi servirà per stimolare nei miei piccoli lo spirito di osservazione, per dar luogo a brevi, facili, spontanee conversazioni nelle quali avrò modo e cura di correggere i termini dialettali, di abituare i bambini per quanto è possibile alla pronunzia chiara, completa, a voce alta. Cercherò di affiancarli gradatamente all’espressione della parola, alla recitazione di brevi e facili poesiole, filastrocche, scioglilingua”

Quanto riportato permette di fare riferimento ad un aspetto rilevante: la correzione delle “espressioni dialettali”. Parlare dialetto in famiglia era allora diffuso soprattutto per coloro che avevano una tradizione contadina alle spalle ma probabilmente è intesa come correzione che riguarda il dialetto di altre regioni. In quegli anni la frequenza all’asilo era richiesta anche per i figli di coloro che si erano trasferiti nella città di Sassuolo da zone limitrofe ma anche da diverse parti d’Italia, per trovare lavoro nelle ceramiche.

Il registro dell’anno ’72/’73 testimonia che la frequenza è di circa ventisei iscritti per ogni sezione . Contiene una stesura più chiara e dettagliata del piano delle attività, diviso mensilmente anche se interrotto dopo il mese di aprile.
Una delle insegnanti nello scrivere della preparazione della festa di Carnevale fa riferimento ad alcune attività e proposte rivolte ai bambini:

“…realizzazione di catene, mascherine variopinte per la decorazione dell’aula, ogni bambino realizzerà, naturalmente con il mio aiuto, un grazioso pupazzetto in carta crespa intrecciata, da appendere ai muri della classe… Poesia “Girotondo delle maschere”, Canzoni “L’ombrellino” “Evviva il Carnevale”

Dalla lettura di questi registri si possono riconoscere alcuni momenti dell’anno, come appunto il Carnevale, caratterizzati da una preparazione, una attesa che culmina in una festa finale che coinvolge tutti i bambini e le insegnanti e quindi un primo accenno a momenti comunitari vissuti all’interno della scuola.
Tra le informazioni che troviamo nel mese di aprile, vi è quella che prevede il trasloco dal Foyer alla nuova sede, riportata da una delle insegnanti:

“In questo mese ci sarà il trasloco nella nuova scuola materna. L’inserimento dei bambini nel nuovo ambiente sarà il primo scopo che cercherò di realizzare; ciò comporterà lo sviluppo del senso dell’ordine, del rispetto verso le nuove suppellettili scolastiche, le aule, i servizi ecc…, senza però disorientare o inibire i bambini che dovranno gradualmente giungere al dominio completo della scuola per poter muoversi, giocare, servirsene liberamente usandola come strumento indiretto di formazione e di educazione”

Il trasferimento da un ambiente abituale ad un altro nuovo e non conosciuto è un cambiamento che i bambini avvertono ed è per questo che l’insegnante si preoccupa di prepararlo come se fosse un inserimento, per dare la possibilità al bambino di sapersi muovere al suo interno, riconoscerlo, averne cura.

Significativo è poi il registro dell’anno ’73/’74, compilato da una delle religiose, nel quale compare non solo il piano mensile delle lezioni ma anche la cronaca di vita della scuola assieme a osservazioni sugli alunni e nel quale a settembre troviamo scritto:

“La scuola apre i battenti ai primi bimbi, che necessitano di assistenza perchè i genitori lavorano. Sono pochi ma si fanno sentire; alcuni sono nuovi quindi devono avviarsi e ambientarsi. La vita all’aperto facilita molto e li distrae”

Sempre nello stesso registro, il mese successivo, la situazione cambia:

“Le iscrizioni sono quasi al completo, le tre sezioni sono già formate da trenta bimbi, qualcuno già attende per il prossimo mese. La nuova divisa dopo alcuni commenti, fu ben accolta perchè i colori vivaci e l’abbandono del classico quadrettino, rendono più moderna la nostra bella scuola, ove non mancano i contrasti di colori. Con soddisfazione noto che i bimbi della mia sezione e la seconda sono quasi al completo, la terza un po’ di meno.”

Ad ogni insegnante è affidata la compilazione del registro mese per mese, specificando oltre alle presenze dei bambini, i centri di interesse e, in modo schematico, gli obiettivi prefissati che riguardano: educazione religiosa, educazione morale e sociale, educazione fisica e sanitaria, educazione linguistica intellettuale, vita pratica e giardinaggio, attività espressive e manuali.

Nella progettazione proposta il bambino viene stimolato ad osservare la natura, gli oggetti e tutto ciò che lo circonda, a partecipare a piccole conversazioni, a raccontare ed esprimere opinioni. Viene invitato a ripetere, recitare, cantare, memorizzare storie, filastrocche, poesie e canzoni che conosce o che gli vengono insegnate. Nella scuola il bambino lascia traccia di ciò che fa con disegni e decorazioni che la addobbano e la rendono accogliente. Nel tempo trascorso a scuola il bambino ha modo di lavorare individualmente o in piccolo gruppo, di sperimentare materiali semplici ma diversi quali ad esempio sassi, legnetti, das, da manipolare o da utilizzare per eseguire lavoretti.

Quando la stagione lo permette si fa per lo più vita all’aperto e si propongono passeggiate e uscite in parchi o spazi facilmente raggiungibili.

Il maggior tempo della giornata è speso nel gioco, usufruendo degli spazi interni quali sezione e salone o dello spazio esterno costituito dall’ampio giardino.
Nel preparare e pianificare il proprio lavoro le insegnanti consultano riviste e guide didattiche mentre per insegnare ai bambini utilizzano albi illustrati, filmine, diapositive, schede operative.

In alcuni periodi dell’anno, quando la frequenza dei bambini è bassa, le sezioni vengono unite e si lavora insieme. Il calo di presenze è dovuto all’influenza o alla presenza di malattie esantematiche quali morbillo e orecchioni nel periodo invernale e varicella in primavera. Nel mese di giugno le assenze sono dovute alla partenza per le vacanze al mare o ai monti.

Le famiglie vengono invitate all’interno della scuola per partecipare ad alcuni appuntamenti tra i quali i principali sono feste ma anche serate in cui viene chiamato un esperto o una religiosa a parlare di temi riguardanti l’educazione.

La routine, le attività e la programmazione proposte nella scuola di questi anni pongono grande attenzione alla promozione e all’insegnamento di valori come l’amicizia, l’aiuto, la collaborazione, il rispetto, il perdono, la pace, la solidarietà per una miglior convivenza tra i pari, le insegnanti, gli adulti. Molto curata è l’educazione religiosa, promossa da una delle suore che, nella sua programmazione, tiene presente i periodi e le ricorrenze più importanti dell’anno liturgico. Vengono raccontati o letti ai bambini brani presenti nella Bibbia cui segue una breve spiegazione o presentate figure di santi. In alcuni momenti si preparano feste tra le quali la più importante è quella legata al Natale. Nell’arco della giornata vengono individuati momenti di preghiera comune: al mattino, prima del pranzo, prima del riposo pomeridiano e prima della merenda del pomeriggio. In ultimo le religiose richiamano spesso al tema della missione, come l’ordine cui appartengono, mostrando ai bambini filmine o fotografie che raccontano altre realtà e coinvolgendo le famiglie nella raccolta e successivo invio di materiale o contributo economico a favore delle missioni.

Nell’anno scolastico ’79/’80 una delle insegnanti racconta di un importante cambiamento di programmazione:

“Dopo varie riunioni fra insegnanti e genitori abbiamo deciso di dividere le tre sezioni in ordine progressivo cronologico. Separare i bambini in base all’età comporta sotto un certo punto di vista un handicap, in quanto una classe mista che comprende bambini di tre, quattro, cinque anni può voler dire apprendimento dei più piccoli nei confronti dei più grandicelli. Ma nonostante questo aspetto positivo c’è il rischio di non riuscire sempre a svolgere lezioni che riescano interessanti sia per i più grandi che per i più piccoli, con la conseguente distrazione di questi ultimi”

Il passaggio da sezioni miste per età a sezioni omogenee è una novità a cui si devono abituare non soltanto i bambini ma anche le insegnanti che devono finalizzare il loro lavoro ad un’unica età e cambiare una metodologia consolidata da tempo.

A partire dall’anno scolastico ’81/’82 per distinguere le diverse sezioni le insegnanti, di comune accordo, decidono di assegnare ad ognuna un nome di animale . Questa suddivisione è facilmente riconoscibile anche dai bambini e funzionale poichè li aiuta a riconoscere la propria sezione, i propri compagni ed insegnanti.

Anche in questi anni il numero di bambini per ogni sezione è inizialmente alto poi raggiunge un assestamento con un massimo di trenta presenze giornaliere ognuna. Questa variazione è dovuta all’arrivo in corso d’anno di nuovi iscritti ma anche al trasferimento o al ritiro dopo assenza prolungata di altri.

Rispetto ai registri precedenti, le insegnanti oltre ad annotare considerazioni in merito alla vita scolastica aggiungono osservazioni sul carattere di ogni singolo bambino e inseriscono, sotto forma di materiale cartaceo, la programmazione che appare diversa. Essa viene suddivisa in tre tappe che racchiudono i mesi dell’anno e in aree ; per ognuna di esse si individuano obiettivi educativi, obiettivi didattici, contenuti e attività.

Le insegnanti individuano un tema comune a tutte le sezioni da svolgere nell’arco dell’anno che ognuna decide come sviluppare e adattare all’età dei bambini. Come in passato si alternano nell’insegnamento religiose e maestre diplomate e si verificano periodi in cui le sezioni vengono unite per la scarsa frequenza dovuta all’influenza.

Le insegnanti si trovano a gestire classi molto numerose per questo motivo nel proporre le attività alternano momenti in cui i bambini compilano schede didattiche o di prescrittura e momenti in cui collaborano per la realizzazione di cartelloni, la drammatizzazione di racconti, la preparazione di feste. La maggior parte della giornata è ancora dedicata al gioco.

Grazie a quanto mi è stato raccontato dall’attuale cuoca della scuola materna sappiamo che in cucina la preparazione dei pasti è gestita dalla cuoca e da una religiosa che funge da assistente. La spesa viene fatta da uno dei padri missionari accompagnato da una religiosa presso un ingrosso, frutta e verdura sono acquistati da un rivenditore della zona mentre alimenti freschi e “piccole cose” sono richiesti ad un fornitore locale. Il menù è fisso, si ripete uguale tutte le settimane e per tutto l’anno scolastico. Il pranzo viene servito nel refettorio della scuola per tutte le sezioni; cuoca e assistente distribuiscono i pasti con l’aiuto delle insegnanti. Si tratta di un momento di incontro e scambio tra i bambini nel quale le insegnanti volutamente li separano dai compagni abituali per promuovere la conoscenza di altri. Non solo, i bambini che non sono ancora in grado di fare tutto il pranzo in maniera autonoma vedono nei grandi un aiuto o un modello dal quale imparare. Per le insegnanti è un momento in cui ci si aiuta e si collabora pur in una atmosfera rumorosa e poco ordinata.

3.3.1.  Cambiamenti

La condivisione dei valori educativi e la fiducia riposta dai genitori in coloro che operano nella scuola fa si che la presenza delle famiglie al suo interno sia limitata. Si accompagnano i figli a scuola, si assiste ad alcuni incontri, si partecipa alle feste comuni; i genitori non vengono considerati risorsa e aiuto nell’organizzare, decidere e presenziare determinate attività. Le cose cambiano nel momento in cui si evidenzia l’emergenza del tetto. Il problema richiede una soluzione in tempi brevi perciò è necessario trovare al più presto i fondi per iniziare i lavori. Per questo scopo viene istituito il Comitato dei Genitori che, se nasce per una necessità contingente, continua poi a sussistere con l’intento di coinvolgere i genitori nella vita della scuola e averli presenti in essa. Da loro verranno organizzati altri interventi e attività come ad esempio la festa di chiusura dell’anno scolastico con una scenetta preparata e interpretata per i bambini, ma anche iniziative di autofinanziamento.

Come in passato la scuola accoglie tre sezioni omogenee di trenta bambini ciascuna e l’insegnamento è condotto da tre insegnanti diplomate.

Nei registri è possibile trovare ancora osservazioni riguardo al bambino che tengono conto: del contegno abituale con i compagni e le insegnanti, del linguaggio, pronunzia e formazione del pensiero, del carattere e volontà, della capacità di osservazione, attitudini, disposizioni o caratteri speciali. Tutti questi aspetti permettono di definire un quadro utile per presentare il bambino nei colloqui con i genitori.

Anche se la scuola è privata, si decide di rimanere in linea con quanto proposto nelle altre scuole del territorio e dal Ministero. A partire dal 1991 quando vengono introdotti gli Orientamenti dell’attività educativa, cambia l’approccio alle conoscenze nel tentativo di abbandonare un metodo rigido in funzione di uno flessibile, che punta a sviluppare nel bambino identità, autonomia e competenza. I registri dell’insegnante testimoniano questo cambiamento poiché la programmazione viene suddivisa in campi di esperienza.

La novità portata dagli Orientamenti è legata a un rinnovo della didattica grazie anche all’inserimento della figura della coordinatrice che è presente nella scuola con funzioni di tipo organizzativo e come aiuto al lavoro delle insegnanti. Nel promuovere le attività si cerca di abbandonare l’ impronta tradizionale proponendo ai bambini esperienze pratiche e non solo la compilazione di schede. Solitamente viene scelto un tema che fa da sfondo integratore per tutto l’anno scolastico e comune alle sezioni. I temi affrontati sono ricorrenti e legati per esempio ai colori, al ciclo delle stagioni, ai mestieri, alla città. Oltre alla sezione viene organizzato un atelier, uno spazio che valorizza l’espressività e la creatività di ciascun bambino nel quale si possono sperimentare diversi materiali.

All’atelier si aggiunge, nel salone della scuola l’angolo morbido, uno spazio che assume una duplice funzione poichè viene utilizzato per l’attività psicomotoria ma anche per la lettura, il gioco, il riposo. In questi anni il numero elevato di bambini per ogni sezione non sempre permette alle insegnanti di portare a termine quanto preventivato a inizio anno e nonostante il rinnovo accennato in precedenza c’è chi riconosce ancora dei limiti nell’attività didattica. Come sottolinea una delle insegnanti:

“Quasi tutti gli obiettivi posti sono stati sviluppati e con molto interesse da parte dei bambini, che sono sempre affascinati dal mondo reale che li circonda. L’unica mancanza, e non è sicuramente piccola, è stata quella di rimanere un po’ troppo spesso sul teorico senza passare alla pratica. Ma certe esperienze con una classe numerosa è difficile farle.”

Ciò che contraddistingue questi anni di scuola è il clima famigliare che unisce insegnanti, cuoca, coordinatrice, ausiliaria e che bambini e famiglie percepiscono e contribuiscono ad arricchire. Si collabora e ci si aiuta e tutto ciò rende l’ambiente accogliente e simile a quello di casa anche se si tratta di scuola. Le insegnanti non si riuniscono ancora in collegi docenti ma trovano momenti in cui prendere decisioni di tipo organizzativo e di breve durata, si confrontano e in alcuni casi, introducono cambiamenti da inserire nella prassi quotidiana come ad esempio la documentazione delle varie competenze acquisite dal bambino in un archivio personale che ne racchiude gli elaborati .

Sempre a causa del numero elevato di bambini, nonostante ogni insegnante sia abituato ad applicare una propria metodologia e organizzare il lavoro singolarmente, si decide di proporre momenti in cui bambini di diverse sezioni e età si mescolano nella partecipazione e svolgimento di alcune attività dove il risultato pur essendo positivo vede le insegnanti lavorare in modo separato.

Accanto a questo tentativo si aggiunge la promozione di progetti condotti da un esperto, come si legge da uno dei registri delle insegnanti:

“Con il rientro delle vacanze è iniziato il progetto di educazione musicale tenuto da una operatrice esterna alla scuola che settimanalmente viene a svolgere un’attività gioco di avvicinamento al discernimento dei vari suoni. I bambini si dimostrano molto entusiasti dell’attività”

Questi progetti, svolti in alcuni periodi dell’anno, permettono all’insegnante di collaborare con l’esperto, di osservare i bambini in una attività nuova e di arricchire le proprie conoscenze in ambiti specifici. Per i bambini sono l’occasione per partecipare a proposte difficilmente realizzabili nella prassi quotidiana e che prevedono un coinvolgimento attivo.
Se da un lato la didattica necessita di rinnovarsi è vero che la scuola è aiutata nel suo compito. In quanto appartenente alla FISM usufruisce di corsi d’aggiornamento per le insegnanti proposti a inizio anno scolastico e, a partire dalla fine degli anni Novanta, della figura di un coordinatore pedagogico.

Inizia una collaborazione più stretta con il Comune di Sassuolo, dal quale già riceve un sussidio da utilizzare per i pasti e successivamente per le attività didattiche, aderendo a progetti che riguardano attività per i bambini, come per esempio il corso di acquaticità e la partecipazione ad uno spettacolo teatrale o a incontri per le insegnanti che approfondiscono tematiche sull’educazione e sulle pratiche operative. Sempre con l’Ente Locale, riceve e attua progetti di continuità con l’asilo nido e progetti ponte con la scuola elementare, risponde alla richiesta di invio degli elenchi di previsione per l’iscrizione alla scuola materna per evitare il sovrapporsi di iscrizioni in più scuole, partecipa ai calendari per le visite nella scuola materna dei bambini frequentanti il nido e ai colloqui con le educatrici e insegnanti.

I rapporti con il Comune si intensificano quando si decide di stabilire una convenzione con le scuole private sassolesi per creare un sistema che comprenda pubblico e privato. In questa decisione si può leggere un riconoscimento alle scuole private per il contributo dato all’educazione infantile ma anche un tentativo di collaborazione nel superare le diverse posizioni sostenute da scuola pubblica e privata. A sostegno di questa convenzione partecipa la FISM .

Se da una parte la coordinatrice è un supporto prezioso poiché presenza costante che vive la quotidianità, vigila, controlla e tiene aggiornata la scuola e in linea con quanto richiesto dalle leggi e dai decreti dall’altro è altrettanto importante il lavoro promosso dal direttore che essendo anche parroco inserisce la scuola all’interno dei servizi offerti dalla parrocchia come si legge dall’opuscolo che celebra i venticinque anni della scuola:

“… la scuola, in questi tempi di grande mobilità sociale, rappresenta per molte giovani famiglie un primo approccio con la comunità parrocchiale. Qui si incontrano con una prima proposta esplicita della vita cristiana che avranno in seguito occasione di approfondire e sviluppare.
… troveranno la proposta del catechismo parrocchiale, delle associazioni (Scout e Azione Cattolica), dello sport (calcio e pallavolo), di momenti di accoglienza e ricreativi (oratorio giovanile)”

Il rapporto parrocchia-scuola diventa maggiormente evidente nel momento in cui si decide di mandare un rappresentante della scuola materna nel Consiglio Pastorale parrocchiale e nel momento in cui il parroco comincia a presenziare alcuni momenti con i bambini a scuola o ad invitare e coinvolgere scuola e famiglie ad alcune iniziative parrocchiali.

Sempre attenti alle esigenze delle famiglie dal 1992, nei locali della scuola per il mese di luglio, viene promosso come nuovo servizio un centro estivo che accoglie gli iscritti alla scuola materna, i bambini di altre scuole e coloro che hanno frequentato il primo e secondo anno di scuola elementare. Come referente di tutto viene designata una collaboratrice della parrocchia affiancata da alcune insegnanti che prestano servizio nella scuola e da ragazzi e obiettori di coscienza della parrocchia che partecipano come volontari. La proposta è suddivisa in settimane, si individua un tema che fa da sfondo a tutto il periodo e si propongono attività differenti. Lo scopo principale è stare insieme, fare nuove amicizie e promuovere momenti comuni presentando valori da condividere.
La ricorrenza del venticinquesimo anno di attività nel 1998 è l’occasione per ricostruire il percorso effettuato tramite la raccolta di testimonianze, lettere, fotografie, scritti, ricordi, progetti e attività.

E’ anche il momento in cui fare un primo bilancio di ciò che è stato raggiunto e progettare il futuro. Nel tempo la scuola è cresciuta ponendosi nuovi obiettivi e aggiornandosi senza chiudersi nell’abitudine che pur dando sicurezza limita il confronto, la novità.
E’ divenuta luogo di crescita per bambini e adulti: le insegnanti partecipano a corsi di formazione, si confrontano e propongono progetti e attività nuove, il personale ausiliario si mantiene aggiornato, le famiglie collaborano e si rendono disponibili nelle iniziative proposte.

Si è fatta attenta ai cambiamenti che coinvolgono la città e quindi alla popolazione, all’espansione di alcune zone, ai flussi migratori, aspetti che l’hanno impegnata in nuove esigenze educative.

Si è arricchita di persone che vi hanno donato parte del loro tempo contribuendo alla sua funzione con piccoli interventi e facendo da collegamento con la parrocchia.
Si è documentata, ha cominciato a introdurre metodologie più aggiornate e in linea coi tempi, si è attivata per lasciare traccia di sè, della sua organizzazione, della programmazione educativa e didattica delle attività proposte.
Si è fatta conoscere come alternativa e scelta alle altre numerose scuole presenti e operanti sul territorio.

3.3.2. La scuola nel nuovo millennio

Ciò che contraddistingue la scuola nel nuovo millennio rispetto agli anni precedenti è la ricchezza di documentazione a livello di gestione, direzione e materiale compilato dalle insegnanti che permette di farla conoscere e apprezzare al di fuori del contesto parrocchiale e nel confronto con le altre scuole.

La scuola propone la sua identità non solo per differenziarsi ma anche per aggiungersi e contribuire al lavoro portato avanti dalle altre scuole materne statali, ecco perché ne adotta gli orientamenti proposti ma resta ferma alla concezione didattica che la ispira come si legge nello Statuto:

“… Questa scuola materna, nel rispetto del primario diritto e dovere dei genitori di educare i figli, intende radicare la propria proposta educativa, aperta a tutti, nella concezione cattolica della vita, che i genitori si impegnano almeno a rispettare e gli insegnanti anche a condividere in spirito di vicendevole collaborazione …
… Questa scuola materna, in aderenza alla sua identità cattolica, si propone un’attenzione privilegiata nell’accoglienza dei bambini svantaggiati per ragioni psico-fisiche, familiari e sociali, nonché l’approfondimento dell’educazione religiosa nella convinzione che questa darà un contributo essenziale all’educazione integrale del bambino.”

Lo Statuto è utile anche per chiarire i rapporti scuola-famiglia e organi collegiali e far così presente come negli intenti e con gli anni si sia arrivati ad operare unitamente in una prospettiva di crescita ed educazione permanente.

Si individuano i momenti in cui i genitori sono invitati presso la scuola per partecipare ad assemblee comuni per lo più informative o a colloqui individuali per discutere della crescita del proprio figlio. Si sottolinea la presenza di un consiglio di scuola composto da direttore, coordinatrice, insegnanti, inserviente ma anche da una rappresentanza dei genitori eletta nelle diverse sezioni e, per mantenere il collegamento con la parrocchia, da un rappresentante del Consiglio Pastorale. Questo organo collegiale prende visione del calendario scolastico nel rispetto della legislazione vigente, dibatte circa il funzionamento della scuola e i relativi interventi da apportare, prende decisioni in merito a come utilizzare i fondi preventivati dalla scuola e gli eventuali contributi assegnati dagli enti pubblici, promuove scambi e confronti culturali con altre scuole materne del territorio, ma anche iniziative per l’educazione permanente di operatori e genitori e iniziative di autofinanziamento.

Il regolamento permette di mostrare quali norme disciplinano la vita della scuola e fornisce informazioni relative all’orario di funzionamento, la modalità d’iscrizione, il pagamento della retta mensile, il corredo del bambino, il servizio di refezione, le norme igienico-sanitarie, l’infortunio.

Di seguito viene proposta una tabella che riassume l’orario e l’organizzazione del servizio a fine anni Novanta:

TABELLA 7. Orario e attività scuola dell’infanzia “Gesù Bambino” di Sassuolo

TEMPO

ATTIVITA’

7:30/9:00 Accoglienza, gioco libero individuale e di gruppo
9:15/9:30 Musica in cerchio, preghiera insieme
9:30/9:45 Tutti in bagno
9:45/11:00 Attività in classe o in laboratorio. Piscina, palestra, musica in giorni diversi.
11:00/11:30 Tutti in bagno, ci prepariamo per il pranzo, preghiera
11:30/12:15 Tutti a tavola
12:30/13:00 Prima uscita. Per chi rimane giochi liberi o organizzati
13:00/13:30 Tutti in bagno, preparazione al riposo pomeridiano.
13:30/15:15 Riposo pomeridiano
15:15/15:45 Risveglio, tutti in bagno
15:45/16:00 Merenda insieme
16:00/16:15 Seconda uscita
16:15/18:00 Attività individuali, di gruppo e libere (prolungamento d’orario)

Statuto e regolamento sono i documenti consegnati ai genitori al momento dell’iscrizione ai quali si aggiunge il Progetto Educativo che contiene i riferimenti pedagogici a cui la scuola si ispira, l’idea di scuola, famiglia, bambino che si vuole promuovere e il ruolo dell’insegnante e che inizia con una presentazione dell’ambiente nel quale la scuola vive:

“La scuola materna “Gesù Bambino” situata al centro del nuovo quartiere Pontenuovo è nata nel 1973 e risponde tuttora alle esigenze educative dei bambini. Gode di un ampio parco ricco di piante, in zona tranquilla e facilmente raggiungibile dai genitori. Gli utenti della nostra scuola risiedono prevalentemente nello stradario parrocchiale, provengono da famiglie di ceto medio i cui genitori lavorano entrambi con orario prolungato. Questo non impedisce loro di partecipare attivamente alla gestione sociale della scuola con le iniziative proposte”

A partire dal 1999 viene introdotto il Piano dell’Offerta Formativa (POF), documento che costituisce l’identità culturale e progettuale dell’istituzione scolastica, integrato con statuto, regolamento e progetto educativo e che insegnanti, direttore e coordinatrice si impegnano a redigere e aggiornare.
Il traguardo più importante viene raggiunto quando la scuola diventa paritaria ai sensi della Legge 10 marzo, n. 62, “Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all’istruzione”. Con il Decreto Ministeriale n. 488/747 del 28 febbraio 2001 entra a far parte a tutti gli effetti del sistema scolastico nazionale.

Quelli che seguiranno sono anni di grande impegno e di grandi attese: si spera che da un punto di partenza uguale per tutte le scuole possa nascere un confronto durevole e utile per il futuro.

L’inserimento di un bambino disabile diventa l’occasione per istituire una sezione mista che ospita oltre a lui quindici bambini di due età differenti: tre e cinque anni. A questa sezione viene assegnata una insegnante titolare cui si aggiunge una insegnante di sostegno che lavora in compresenza con la titolare. Per andare incontro alle esigenze del bambino inserito e del resto della classe vengono introdotti dei cambiamenti quali ad esempio il pranzo servito in sezione e non nel refettorio. Il numero non molto elevato di bambini e la presenza di due insegnanti fa sì che si possa lavorare meglio, si abbia più tempo da dedicare all’osservazione, si possano seguire meglio i bambini nel gioco e nelle attività, si possano proporre loro esperienze pratiche e non solo teoriche. A distanza di due anni dall’apertura della sezione il numero dei bambini aumenta e questa esperienza si rivela molto significativa e apre una riflessione più ampia a livello di scuola.

A fine anni Novanta le insegnanti oltre ad essere affiancate da esperti esterni per i progetti quali ad esempio educazione musicale, trovano un ulteriore aiuto in altre due maestre che vengono inserite nella scuola per alcuni periodi. Una in aiuto all’insegnante dei tre anni nel periodo da settembre a gennaio, l’altra in aiuto alle insegnanti dei quattro e cinque anni. Questo affiancamento permette di sperimentare una collaborazione e una condivisione delle attività tra le insegnanti. I risultati dell’esperienza sono positivi e portano ad un importante cambiamento anticipato in un verbale del collegio docenti del giugno 2004. In tale sede, nel discutere dell’organizzazione per il nuovo anno, il direttore annuncia che l’amministrazione ha intenzione di introdurre il doppio organico su tutte le sezioni. Il personale docente dovrà essere munito di titolo di studio adeguato e abilitazione o essere laureando in Scienze della Formazione Primaria come richiesto dalla normativa di quegli anni.

A partire dall’anno scolastico 2004/2005 nella scuola sono presenti otto insegnanti distribuite sulle quattro sezioni, che accolgono ventisei bambini ciascuna. La presenza di due insegnanti per sezione permette di suddividere la classe in gruppi e di lavorare separatamente favorendo quelle attività pratiche di cui si lamentava in passato la carenza e che permettono ai bambini di toccare, manipolare, osservare, sperimentare.

In questi anni si delineano più chiaramente gli ambiti di intervento del coordinatore pedagogico. Si tratta di una figura, nominata dalla FISM, che opera all’interno di tutte le scuole dell’infanzia private del Comune e che si occupa in particolare della formazione del personale, della qualificazione dei servizi e della continuità educativa.

I collegi docenti vengono svolti una volta al mese e diventano spazio per discutere ma anche per accordarsi e impostare progetti, preparare iniziative, dividersi i compiti, confrontarsi. La figura del pedagogista acquista sempre più rilievo. E’ prima di tutto un supporto al lavoro di programmazione delle insegnanti poichè ne promuove la formazione con la partecipazione a corsi di aggiornamento che permettono una sperimentazione all’interno delle sezioni che verrà documentata. Il fatto poi che nelle tre scuole private il coordinatore pedagogico sia il medesimo permette momenti in cui le insegnanti si incontrano in collegi di zona. A questi incontri partecipano altre scuole dell’infanzia private appartenenti alla FISM e situate nei comuni limitrofi con l’intento di promuovere momenti di confronto e scambio tra insegnanti.

A tutto questo si aggiungono le proposte da parte del Ministero che in questi anni introduce numerosi cambiamenti, spesso sotto forma di sperimentazioni, che impegnano le insegnanti ad una didattica in linea coi tempi. Vengono introdotti nuovi orientamenti educativi e nuovi strumenti, quali ad esempio il portfolio delle competenze raggiunte dal bambino, che tuttavia spesso non vanno oltre la fase sperimentale.

La scuola comincia a collaborare con la Facoltà Universitaria di Scienze della Formazione Primaria di Modena e Reggio Emilia e con l’Istituto di Istruzione Superiore “A. F. Formiggini” di Sassuolo accogliendo le richieste di studenti che devono svolgere attività di tirocinio. Anche questa è un esperienza nuova che dà modo alla scuola di farsi conoscere. Le insegnanti, nel ruolo di tutor, mostrano il proprio lavoro, introducono gli studenti nella routine della scuola, permettendo loro di osservare le strategie messe in atto con i bambini e le attività proposte.

In questi anni vengono promosse due nuove iniziative, che comportano la partecipazione della famiglia a scuola; si tratta della “castagnata” di inizio anno e della serata genitori. Quest’ultima nasce dall’esigenza di alcuni genitori che vogliono trovare un tempo e uno spazio per condividere la progettazione con le insegnanti e vedere ciò che è stato prodotto dai bambini. La sua organizzazione subirà delle modifiche e diventerà occasione per invitare genitori e bambini a scuola per un momento di gioco insieme o per la partecipazione ad alcuni laboratori preparati dalle insegnanti.

Un appuntamento che non cambia rispetto al passato è la “Scuola Genitori”, una o più serate di incontro rivolte alle famiglie e tenute da esperti che trattano dell’educazione. Vengono proposte diverse strategie di partecipazione: la lezione frontale, la divisione in gruppi di lavoro, il dibattito, il confronto. Per andare incontro alle esigenze dei genitori viene chiesto loro di compilare un questionario nel quale suggerire esperti e tematiche da affrontare, indicare una preferenza relativa all’orario e ai giorni di incontro, esprimere un giudizio sull’iniziativa.

Inoltre sempre in virtù dell’appartenenza alla FISM, i genitori possono usufruire della consulenza di una psicologa del Centro di Consulenza per le famiglie dell’arcidiocesi di Modena-Nonantola.

L’anno scolastico è caratterizzato da appuntamenti fissi, momenti comuni a tutti i bambini e ai genitori o alle singole sezioni, come sintetizzato nella tabella che segue:

TABELLA 8. Iniziative principali della scuola dell’infanzia “Gesù Bambino” di Sassuolo

MOMENTI

SVOLGIMENTO

FESTA DELL’ACCOGLIENZA

Mattinata in cui i bambini di quattro e cinque anni danno il benvenuto ai nuovi arrivati ma anche agli amici che hanno incontrato dopo la pausa estiva; si organizzano giochi e canti, una merenda insieme e un regalino da consegnare ai bimbi di tre anni

MESSA DI INIZIO ANNO

Primo momento comunitario e che dà avvio al nuovo anno insieme

CASTAGNATA

Un pomeriggio di festa e giochi insieme cui sono invitati bambini e famiglie per conoscersi, incontrarsi

SERATA DI LAVORO PAPA’ E MAMME

Papà e mamme vengono invitati a scuola per allestire gli addobbi natalizi, il presepe, l’albero e per preparare le scenografie e le bancarelle della festa

FESTA DI NATALE

Progetto di intersezione che culmina in uno spettacolo preparato da tutti i bambini della scuola e in una festa cui sono invitate le famiglie e i nonni

BABBO NATALE

Negli ultimi giorni che precedono le vacanze natalizie arriva babbo natale con un piccolo dono per tutti bambini

FESTA DI CARNEVALE

Sono previsti due momenti: uno di festa a scuola con insegnanti e bambini, l’altro con bambini e genitori in parrocchia con sfilata di carri che percorre i quartieri della zona

PROGETTO DI PASQUA

Inizia con la celebrazione della funzione delle ceneri con il sacerdote a scuola e prosegue con un progetto di intersezione

SERATA GENITORI

Una serata organizzata dalle maestre di sezione in cui il bambino e la propria famiglia vengono invitati a scuola per trascorrere un momento insieme, giocare negli spazi della scuola, vedere le attività svolte

SCUOLA GENITORI

Uno o più incontri aperti ai genitori nei quali un esperto tratta tematiche inerenti l’educazione

GITA

Giornata con insegnanti, bambini e famiglie a conclusione dell’anno passato insieme

FESTA DI FINE ANNO

Prevede la celebrazione della messa, spettacolo dei bambini e spettacolo dei genitori, buffet e festeggiamenti finali

Le attività pensate e preparate dalle insegnanti vengono ampliate con l’adesione a progetti proposti dal Comune quali il corso di acquaticità, la rassegna teatrale, il corso di musica. Per diversi anni viene svolto un progetto di inglese ad opera di due genitori della scuola, in possesso dei titoli necessari, che si rendono disponibili ad effettuarlo in tutte le sezioni distribuendolo nella prima e seconda parte dell’anno. Dopo l’introduzione del doppio organico sono le insegnanti a promuovere l’attività psicomotoria.

3.4. La scuola oggi

Attualmente il personale che opera nella scuola è il seguente:

TABELLA 9. Personale della scuola dell’infanzia “Gesù Bambino” di Sassuolo nel 2011

FIGURE

DESCRIZIONE

Dirigente Scolastico Parroco della SS.Consolata
Coordinatrice della scuola Collaboratrice della parrocchia
Coordinatrice Pedagogica Nominata dalla FISM Provinciale
Insegnanti Otto insegnanti divise su quattro sezioni e una insegnante di sostegno
Personale ausiliario Una cuoca e un’aiuto cuoca in cucina e due addette alle pulizie

Sono presenti ancora quattro sezioni, tre sezioni con età omogenee e una sezione mista. I bambini presenti in ogni sezione sono ventotto per un totale di centododici presenze giornaliere quando le sezioni sono al completo. Il team docenti subisce qualche variazione: cambiano alcune insegnanti, altre entrano in maternità e vengono sostituite per mantenere il doppio organico su ogni sezione. Dall’anno scolastico 2009/2010 è presente un insegnante di sostegno perchè viene inserito un altro bambino con disabilità certificato dall’USL.

Nell’anno scolastico 2007/2008, essendo rimasti dei posti disponibili, viene sperimentato l’inserimento di cinque bambini con anticipo nella sezione dei tre anni secondo quanto consentito dalla Legge 12 luglio 2006, n. 228, “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l’emanazione di atti di natura regolamentare. Ulteriori proroghe per l’esercizio di deleghe legislative e in materia di istruzione. Questa decisione impegna le insegnanti di sezione a rivedere e adattare le proposte in base alle esigenze di questo piccolo gruppo e del resto della classe e stimola il confronto con le altre colleghe che comunque condividono i momenti comuni.

L’esperienza, anche se unica, sarà positiva. Prima dell’entrata alla scuola primaria le insegnanti decideranno di attuare un percorso graduale che prevede lo spostamento dei cinque bambini nella sezione mista per dare modo di ricreare la sezione omogenea. Questo sarà possibile poiché i cinque bambini frequenteranno un anno in più di scuola dell’infanzia prima del passaggio alla scuola primaria.

Come per gli anni precedenti le insegnanti, svolgono ore di compresenza la mattina mentre nel pomeriggio, a seconda dell’orario di lavoro, ne rimane solo una.

Le attività proposte vengono svolte in sezione o in spazi della scuola secondo una divisione che preventivamente le insegnanti concordano. Nella scuola le insegnanti possono usufruire di materiali diversi, strutturati come per esempio le attrezzature e i giochi, oppure non strutturati e qui in genere si tratta di materiali di recupero.

Oltre agli incontri mensili tra le insegnanti di sezione, vengono previsti colloqui individuali con i genitori, se ne svolgono due all’anno per tutte le sezioni mentre per le sezioni impegnate nell’inserimento di bambini di tre anni è previsto un colloquio anche a settembre.

Il lavoro svolto dalle diverse sezioni in questi anni è stato più volte discusso tra le insegnanti nei collegi docenti nel tentativo di condividere e uniformare le proposte pur tenendo presenti le età dei bambini.

Ultimamente si è sperimentata la progettazione in intersezione che si rivela efficace sia per insegnanti che bambini. Per gli uni è occasione per preparare, svolgere, documentare progetti comuni e quindi di lavorare con colleghe e bambini di altre sezioni. Per gli altri è occasione per promuovere relazioni che vanno al di là del gruppo dei pari.

Grande attenzione viene dedicata alla documentazione delle attività svolte dai bambini divisa in progetti contenente una programmazione per obiettivi e campi di esperienza che rispettano le indicazioni per il curricolo promosse dal Ministero e arricchita di foto, elaborati, racconti delle esperienze fatte dai bambini.

Per rendere sempre più efficace la comunicazione tra scuola-famiglia si è sistemata una bacheca all’entrata dove vengono affissi il Piano dell’Offerta Formativa, gli avvisi e appuntamenti generali della scuola. Fuori da ogni sezione un’altra bacheca riferisce alcuni degli appuntamenti della sezione e un diario di bordo contiene la documentazione di parte dei lavori svolti durante la settimana.

L’aspetto sul quale si è cercato di lavorare maggiormente è stato quello di mettersi in rete con le altre realtà scolastiche grazie al lavoro di coordinatrice e pedagogista che hanno chiesto un confronto e uno scambio a insegnanti e figure di alcune scuole dell’infanzia statali del territorio per sperimentare e modificare alcune proposte pur mantenendo ferma la propria identità. Sono state per esempio eliminate le giornate di visita nella scuola con genitori e bambini a giugno per aderire all’iniziativa “Scuola Aperta” proposta da tutte le scuole statali a maggio durante la quale conoscere e visitare la scuola. Un altra iniziativa cui si è deciso di aderire e che solitamente vede la partecipazione a inizio anno delle scuole materne statali è “Tante famiglie per una città in festa”. Si tratta di un pomeriggio nel quale le scuole si fanno conoscere mostrando progetti e offerta formativa e promuovendo attività ed esperienze per i bambini sotto forma di laboratori. A tutto questo si unisce il sostegno del Comune che continua a rinnovare la convenzione fatta con le scuole private, a proporre dei progetti di cui usufruire e a fare in modo che nel panorama dei servizi proposti la scuola privata parificata continui ad avere un suo spazio e una sua utilità.

In questi anni le esigenze dei genitori cambiano e sempre più viene richiesta la frequenza dei bambini nell’orario post pranzo. I genitori sono impegnati al lavoro e non sempre possono usufruire di aiuti di altre figure parentali quali nonni e zii. La scuola cerca di rispondere a questo continuando a proporre un servizio di assistenza fino alle diciotto la sera e, quando possibile, cercando di adeguare gli orari di riunioni e incontri alla disponibilità dei genitori.

La continuità parrocchia-scuola-famiglia è ancora al centro di molte delle proposte fatte. Il direttore continua a presenziare momenti con i bambini e a proporre alle famiglie momenti di partecipazione alla vita parrocchiale. Le insegnanti preparano uscite con i bambini per far conoscere altre realtà presenti in parrocchia quali ad esempio la casa della carità, le religiose del Carmelo, la Caritas.

La scuola ha alcuni punti di forza: un buon radicamento nel tessuto parrocchiale,
la condivisione di un progetto educativo da parte dei genitori, la stabilità del team docenti, un direttore e due coordinatrici.

La scuola mette queste esperienze maturate al servizio dei bambini che restano il centro di tutti gli sforzi e i cambiamenti effettuati. Queste constatazioni non vogliono essere fatte per una valutazione autoreferenziale, errori pur se in buona fede vengono comunque commessi, si tratta di continuare a imparare, traendo frutto anche dall’esperienza, per ricominciare ogni anno con umiltà e passione.

Tutta la storia della scuola denota come dagli esordi basati sull’emergenza, sul volontariato e buona volontà si sia passati ad una professionalità di cui ognuno di coloro che opera nella scuola si sente sempre più investito e responsabile.